Ricevo questo pezzo da Fabio Picolato, che racconta da torinese emigrato come una città possa risollevarsi dalla crisi, facendo cose intelligenti.

 

Nel 2018 sono emigrato in Svezia, a Malmö, dopo aver vissuto una vita a Torino e aver lavorato qualche anno a Milano.

Voglio raccontarvi una storia, che è la storia mia e della mia famiglia, di tre figli, due gatti e un cane.

Malmö è chiamata dagli svedesi la “Napoli di Svezia” (per loro Napoli rappresenta, purtroppo, la città violenta per antonomasia), perché ha il più alto tasso di criminalità del paese ed è una delle città con il piu alto rapporto omicidi/abitanti del mondo (ben più alto di Napoli, che peraltro da tempo non è la peggiore neppure in Italia, by the way).

Esiste un enorme “ma…” in coda a tutto questo.

Se vi capitasse di visitare Rosengård, il famoso quartiere malfamato raccontato spesso dal calciatore Ibrahimovic (qui nato e cresciuto, figlio di immigrati bosniaci, chiamato da tutti semplicemente Zlatan) rimarreste impressionati dalla pulizia, dai giardinetti integri, dalle aiuole davanti ai palazzoni grigi, dalle fermate dei bus con i time display funzionanti. Io ricordo Le Vallette o la Falchera nei ruggenti anni 80, e credo quindi che Zlatan esageri sempre a definire il suo quartiere più o meno come una favela di Rio. Dipende sempre dai punti di riferimento che ciascuno di noi ha.

Nella mia esplorazione di Malmö, il mio riferimento era Torino. Sono nato a Madonna di Campagna, ho studiato in Via Po, lavorato in Via Barbaroux, abitato in Piazza Statuto, Porta Palazzo e San Salvario. Posso dire di avere conosciuto Torino da diversi punti di vista.

Qui a Malmö ho avuto la fortuna di conoscere un vicino di casa (incredibile ma vero, si può fare amicizia sul pianerottolo anche con svedesi, malgrado non abbiano la mozzarella di bufala) che fa il giornalista, e che mi ha raccontato un sacco di aneddoti.

PRIMA

In città costruivano navi. Quelle grandi, da trasporto. Il porto era diviso in due tronconi, il porto Est e quello Ovest. I cantieri navali erano dappertutto, e quasi tutti lavoravano nei cantieri, e nelle aziende che lavoravano per…i cantieri.

C’era una altra grossa produzione in città, leggera e poetica anch’essa: il cemento. Non un cemento qualunque, ma il migliore del mondo per l’epoca. Il basamento della Statua della Libertà di New York è costruito con il cemento di Malmö, e probabilmente anche con tante mani degli emigrati svedesi.

LA CRISI

Durante i favolosi anni 70 i cantieri vennero abbandonati, la cava di cemento chiusa e la popolazione si ridusse in 10 anni del 10%, gli operai disoccupati andarono a cercare fortuna altrove, in Svezia e nel mondo.

Fino al 1990, quindi per 20 anni, la popolazione rimase stabile. La città impoverita, triste ed economicamente in crisi. A metà anni Novanta, Malmö aveva il più alto tasso di disoccupazione della Svezia.

IL PONTE

Di fronte, al di là di un lembo di mare del Nord, stava la sorella maggiore alla moda, ricca, attraente, rivale: Copenaghen.

Quando la Svezia del sud (lo Skäne, la Scania) era danese, Malmö per Copenaghen era solo un avamposto fortificato oltre mare che doveva difenderla da una, per la verità improbabile, invasione svedese da Nord. La sindrome di inferiorità aveva radici lontane.

Gli Svedesi sono mediamente silenziosi, umili, concreti. Fanno le cose insieme, decidono insieme e procedono. Sembrano lenti, ma con la loro seriosità, inarrestabili.

Si accordano con i Danesi, e in 5 anni costruiscono un ponte di otto chilometri che collega le due città, con una parte sott’acqua, per permettere alle navi di attraversare anche con il brutto tempo, e agli aerei di atterrare senza pericolo, considerando la vicinanza con l’aereoporto di Copenaghen.

Il Ponte, poi l’apertura dell’Università, l’arrivo di diverse aziende che stabiliscono qui la sede, perché fiscalmente più leggera di Copenaghen, fanno crescere la popolazione del 20% in 20 anni. Contribuisce alla crescita demografica l’accoglienza verso gli immigrati: tanti dalla ex Jugoslavia, o dal Medio Oriente. Più del 15% dei residenti è immigrato da altri paesi.

IL TRAFFICO

Nei ruggenti anni dei cantieri la città era invasa da automobili e biciclette, in un caos totale quando suonavano le sirene di inizio e fine turno. Quando hanno cominciato a ristrutturare il dismesso porto Ovest (con un concorso internazionale al quale hanno partecipato architetti da tutto il mondo; tema, “come realizzare un quartiere eco compatibile”), trasformando così una gigantesca area industriale nella zona residenziale più “a la page” della città, in contemporanea hanno disegnato piste ciclabili lungo le principali direttrici. Le piste non c’erano, le hanno create, hanno ristretto le vie o i marciapiedi, eliminato dei parcheggi, deviato il traffico. Incredibile ma vero, le persone hanno IMPARATO ad usarle, ed ora non ne potrebbero fare a meno, malgrado il tempo infame, che in confronto Torino è l’Havana.

Malmö ha grosso modo gli stessi abitanti di Firenze (350.000), il limite di velocità per le auto è dappertutto 40km/h, il centro storico è quasi interamente pedonale e ciclabile, ovviamente. Le automobili piacciono molto agli svedesi, ma il parcheggio su suolo pubblico per i residenti costa 60-80€ al mese, a seconda delle zone. Esistono anche molti parcheggi multipiano dove il costo è analogo al parcheggio in strada.

I mezzi pubblici funzionano, tutti hanno la app della azienda pubblica dei trasporti sul telefono e ”bippano” quando salgono, cosa possibile solo dal lato guidatore. Se non bippi, l’autista non muove il bus. Lo pagano tutti, studenti, anziani, immigrati. Come a Londra o a Berlino, d’altronde. Altrimenti non sali, non è complicato da capire, anche se non parli svedese.

Il pendolarismo qui consiste nell’attraversare il ponte, e due paesi. Diversi lavoratori risiedono a Malmö (costi più bassi) e lavorano a Copenaghen, (salari più alti).

SPORT

Lo sport è praticato ovunque e non si è fermato neanche durante i picchi della diffusione del Covid19. Ci sono palestre a cielo aperto in tutti i parchi (costruite “anti saccheggio” of course), campi da basket e da calcio in tutti i quartieri. Quelli pertinenziali delle scuole, sono aperti anche a scuola chiusa. Mio figlio ha giocato in due squadre della città, ed è abitudine che durante le partite casalinghe i genitori organizzino il bar per vendere e raccogliere soldi per la squadra. Succede anche in serie C, tanto per dire.

GENDER

Ho partecipato al Gay Pride, nel 2018. Al corteo partecipavano con il loro striscione la Polizia Municipale e i Pompieri. Ebbene no, i Village People non c’entrano. Nell’area del concerto il furgone della Polizia regalava preservativi.

Un giorno trovo un passaporto al parco, vado a riportarlo alla stazione centrale di Polizia. Il poliziotto dietro il vetro aveva il cordino porta badge arcobaleno. Non credo di dover raccontare molto di più.

IL SINDACO SVEDESE DI TORINO

Se il sindaco avesse il potere del copy&paste, dovrebbe subito mettere in atto azioni con l’obiettivo di migliorare la vita quotidiana dei residenti sul medio lungo periodo e attrarre nuovi cittadini e investimenti.

La mobilità interna è una di queste, un trasporto pubblico che raggiunga i Comuni limitrofi, una rete delle ciclabili non ritagliate dove impattano di meno, ma dove è più utile che stiano. Impedire alle auto l’accesso al centro cittadino il venerdi e il sabato sera, quando le persone passeggiano a lato di file di macchine ferme, ma con il motore acceso.

Rendere il collegamento con Milano più conveniente nelle due direzioni, coinvolgendo le Regioni e quei polentoni di Trenitalia. Discutere se sia davvero conveniente non collegarsi con un treno veloce a Malpensa per privilegiare Caselle (ancora mal collegato dal centro cittadino!), quando a decidere sono le compagnie aree. Sembra banale, ma la facilità di collegamento e i bassi costi sono decisivi per attrarre nuovi investitori.

Curare, difendere e sviluppare le aree verdi, decisive per miglioramento della qualità dell’aria. Continuare il piano di riconversione di tutte le aree industriali dismesse, con la creazione di nuove opportunità residenziali di tipo diverso, innovativo, a basso impatto ambientale; anche a costo di rinunciare per una volta, agli oneri di urbanizzazione.

Far diventare il Comune un hub per il lavoro giovanile sicuro e regolamentato, in accordo con i centri per l’impiego e le scuole superiori e Università.

Basterebbe un sindaco un po’ svedese, non un marziano.

 

 

 

 

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